Colpa mia per il ritardo, ma non mi sembra di aver fatto saltare un trapianto di rene a qualcuno, quindi CALMA.
Riscaldo gli avanzi della sera prima: un quarto di torta salata ricotta zucchine e cipolla (buuuuonaa), condisco l'insalata, tosto un po' di pane e senza nemmeno accorgermene in una ventina di minuti ho spazzolato tutto il pranzo. Acqua bevuta oggi...? Forse i due sorsi di tè della colazione. La vescica ringrazia, Rebecca.
Mi trascino verso il letto e ripeto a me stessa una piccola bugia: giusto un'oretta, alle 4 mi alzo.
Vengo svegliata dalla chiamata di S. che si scusa per non avere rifatto il letto stamattina. Lo adoro. Ormai sono le 5 passate, direi che sia ora di alzarmi.
E invece no, rimango ancorata alle coperte come fossero uno scudo per i tanti pensieri che mi tormentano. Vorrei scacciarli, ma si ostinano a entrare nelle fessure della mia mente e li restano. Quindi rimango ferma immobile con la speranza che così facendo si allontanino, senza troppi risultati. Aspetto e si fa ora di cena, ma neanche a dirlo non ho fame.
Le ore successive mi arriva qualche messaggio a cui non rispondo e una chiamata lasciata squillare.
Lascio correre un po' la vita sotto i miei occhi perchè stasera ho bisogno di non fare nulla, di non prendere decisioni, di non dare giustificazioni. E' uno di quei giorni un po' buttati, me ne rendo conto. Potevo fare una passeggiata, qualche commissione, andare a trovare mia madre o chiedere a mia sorella se aveva bisogno per qualcosa. Essere attiva insomma. Ma ho preferito di no. Anche se adesso ho i sensi di colpa, anche se probabilmente non chiuderò occhio stanotte e domani pomeriggio mi trascinerò la stanchezza di una notte passata in bianco. Va bene così perchè a volte ci dobbiamo prendere una pausa dal mondo, ci dobbiamo fermare.